Questo spazio Bianca ve lo racconta attraverso gli occhi di Michele, un anziano rimasto vedovo da tanti anni, che spesso si sente triste a causa dei suoi lunghi momenti di solitudine.
Michele è uno dei clienti più appassionati del nostro centro di apprendimento emozionale perché quando varca quella soglia si sente immerso in un mondo in cui riesce a ritrovare se stesso e piccole gioie.
Quando era giovane era solito portare la domenica i figli a fare lunghe passeggiate al parco o in zone verdi da esplorare fuori città per dimenticare per qualche ora il caos ed il grigiore urbano.
Ora i suoi sensi gli fanno rievocare quei momenti felici quando si siede sul soffice prato del nostro salotto, quando osserva il verde che cresce, muta, si colora da un incontro all’altro. Quel profumo di fiori e di erbe di campagna che pervadono lo spazio riescono a trasportare la mente in un giardino rigoglioso ed accogliente.
I ricordi fanno riaffiorare in Michele la voglia di vivere, di muoversi, di esplorare, di scoprire, come se un fuoco si riaccendesse piano nel suo essere. Questo fuoco può essere alimentato attraverso la parete sensoriale pensata per suscitare sensazioni forti, intense, che scaldano l’essere. Michele si sente rinvigorire quando sul suo viso percepisce le calde vibrazioni delle fiamme, sente la sua anima attiva e presente. Riaffiorano i ricordi dell’affetto familiare, dei tanti pomeriggi invernali trascorsi a chiacchierare davanti ad un camino, pieni di coperte e calde tazze di thè.
Uno dei più apprezzati momenti di condivisione nel centro è il confronto gustativo. Ci si ritrova attorno ad un tavolo sopra il quale vengono disposte delle pietanze ed i principali ingredienti con cui sono state preparate. È un momento in cui si ricordano gusti dimenticati, se ne scoprono di nuovi.
Michele però non smetterà mai di ribadire che il suo posto preferito è la nicchia sensoriale. Per lui è come un luogo magico, che trasforma un momento di solitudine in un’esperienze ricca di emozioni. Lui lo considera il suo posto, il posto in cui si rifugia quando è triste ed ha voglia di ascoltare melodie che lo confortano. Il posto in cui non vede l’ora di sfogliare le nuove foto dei nipotini e magari commuoversi di nascosto. Il posto in cui cantare, sognare, riflettere, insomma un rifugio che può personalmente adattare al suo stato d’animo.
L’ultimo elemento naturale che troviamo rappresentato nella stanza è l’acqua. Acqua che riempie questo angolo sia a parete che a pavimento. È un elemento che aiuta a riflettere, che fa rilassare con la sua naturale melodia ed ipnotizzare con il suo scroscìo. Michele in questa zona alterna momenti di relax a momenti più divertenti. Ogni tanto si siede tranquillamente sulla sedia, immerge i piedi nell’acqua e si lascia incantare dai suoi eleganti movimenti. Altre volte, quando si sente più attivo, si ritrova a giocare con il suo riflesso.
Con questo racconto spero che Bianca sia riuscita a trasmettervi le emozioni provate da Michele e l’importanza di dare la possibilità ad ogni persona di ritrovarsi in uno spazio completamente differente dalla sua quotidianità dove sia possibile viaggiare con il pensiero e creare degli scenari nella propria mente in cui potersi rifugiare e trarne sollievo anche quando si è soli a casa.